4 luglio 1776

Oggi è il 4 luglio, l’ anniversario della Dichiarazione di indipendenza americana.
Nel testo della dichiarazione si dice espressamente tra le altre cose che “Tutti gli uomini sono creati uguali”. Si parla di libertà e uguaglianza giuridica: questo fa sorridere di amarezza se si pensa che tale affermazione era vera solo sulla carta, che gli afroamericani, le donne e i nativi americani non poterono godere dei loro sacrosanti diritti per molti anni e che quasi duecento anni dopo c’era ancora chi lottava per ottenere questi diritti.
Così mi è venuto in mente Muhammad Ali quando, rifiutandosi di andare in Vietnam, pronunciò una delle frasi più belle che abbia mai sentito:

“I got nothing against the Vietcong, they never called me “nigger” ossia

“Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato “negro”

A volte mi chiedo perché non tutti gli afroamericani abbiano reagito così…

Così parlava il Codice di Hammurabi in materia di adozione nel 1700 a.C.

185. Qualora un uomo adotti un bambino attribuendogli il nome di figlio, e lo allevi, questo figlio cresciuto non può essere richiesto in restituzione.

186. Qualora un uomo adotti un figlio, e se dopo che l'ha preso costui offenda i suoi genitori adottivi, allora questo figlio adottato tornerà alla casa di suo padre.

Per quanto riguarda il primo punto, niente da obiettare. Al giorno d’oggi verrebbe da dire che è una cosa ovvia ma per l’epoca è stato decisamente innovativo.

Per quanto riguarda il secondo punto, come andrebbe interpretato? Offendere in che senso? Se per offendere s’intendesse non riconoscerli come veri e propri genitori per il semplice fatto che sono adottivi, allora sono d’accordo. Ma se questi non si fossero comportati da genitori?

Inoltre, sarà deformazione professionale, ma mi salta subito all’occhio come con la parola “padre” qui s’intenda padre naturale, mentre la parola “genitori” sia accompagnata dall’aggettivo “adottivi”.
Sarà esclusivamente un problema di traduzione?
È vero che questo codice è stato scritto quasi 4000 anni fa, ma vi stupirebbe sapere che al giorno d’oggi c’è ancora gente che pensa che i “veri” genitori siano a prescindere solo quelli biologici?

O di uno o di nessuno

Pirandello, uno dei miei scrittori preferiti! Ho letto quasi tutte le opere: romanzi, novelle, commedie teatrali, saggi. All’appello manca pochissimo.
Ieri ho terminato la commedia in tre atti “O di uno o di nessuno” pubblicata nel 1925 e ho riscoperto una straordinaria attualità, benché il linguaggio sia obsoleto.
Una storia sofferta dove un bambino, appena nato e conteso, esce felicemente vincitore da una lotta tra tre genitori (o presunti tali) di un egoismo sconcertante.
Che bella lettura!

Festival della Letteratura di Milano 2013

Mercoledì 5 giugno, ore 19.30
I ventidue canti di Doyel di Shanti Ghelardoni (Dalla Costa Edizioni). Racconti fantastici sull’adozione e sull’integrazione culturale. La presentazione di un libro ma anche il racconto biografico dell’autrice, bambina appartenente alla prima generazione di figli adottati, in Italia, in ambito internazionale. Saranno presenti l’autrice, La giornalista freelance Benedetta Verrini che farà da interlocutore e Doriana Offredi che leggerà alcuni brani dal libro.
Spazio Officina Coviello, via Tadino 20 – MM1 Lima; tram 33

Con i piedi per terra

CERIMONIA DI PREMIAZIONE ED EVENTO FINALE
CONCORSO “Con i piedi per terra”

RAVENNA, 10 maggio 2013
Teatro Rasi
Via di Roma 39

Ore 14.30: Benvenuto e saluto delle Autorità

Conduce l’incontro Francesca Fialdini, giornalista e conduttrice televisiva

Ore 15.00: TAVOLA ROTONDA E TESTIMONIANZE
Emanuela Zuccalà, giornalista di “Io donna” e scrittrice
Mariangela Taccogna, educatrice presso la casa circondariale di Bari
Shanti Ghelardoni, scrittrice
Abdou Mbodj, avvocato

Ore 17.00: Cerimonia di premiazione del concorso per le scuole
“Con i piedi per terra”
Ore 18.00: Conclusione dei lavori